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mercoledì 14 gennaio 2015

LA NEVICATA DELL'85

Andavo alle medie, come fa Patasgurzo adesso. 
Una scuola un po' magica, di quelle che adesso non si trovano più. Sperimentali, si chiamavano, e noi eravamo cavie felici.
Io ero tra i pochi fortunati ad abitarci vicino, i miei compagni, la maggior parte, arrivavano dal centro della città, su un pullman arancione. Quante volte l'ho rincorso affannata perché ero in ritardo? probabilmente innumerevoli.
Altre volte ero più brava e riuscivo ad arrivare al grande cancello marrone a un passo di marcia più accettabile. Ma il grande cancello marrone era solo metà strada. La scuola era in mattoni rossi, con una torretta, e riposava placida al centro di un giardino all'italiana. Con cascatelle, labirinti in bosso e una grotta finta.
Ho una buona memoria, ma non ricordo da quanto nevicasse, immagino da un po', però chiudere le scuole era meno di moda. 
La mattina di neve ce n'era già tanta, anche se in quegli anni non era così strano. Lo spazzaneve oltre il cancello non entrava e per guadagnare la scuola avevi bisogno dell'attrezzatura da neve, che all'epoca voleva dire tre paia di calzettoni e stivali di gomma. 
Sotto una luce bianca e un silenzio ovattato la scuola si è riempita come sempre, il pullman arancione era arrivato.
Non mi ricordo se abbiamo fatto lezione, probabilmente sì anche se penso fosse impossibile non stare con gli occhi fuori dalla finestra a vedere quella lenta e inesorabile cascata lieve.
Alla fine della giornata, una di quelle lunghe, erano ormai le quattro del pomeriggio, però il pullman arancione a risalire su dalla città fino alla scuola proprio non ce l'ha fatta più. 
Non c'erano ancora i cellulari, tuttavia nessun ragazzo è rimasto nella neve, a pensarci adesso sembra quasi improbabile. Ma alla spicciolata i genitori si sono organizzati per il recupero dei loro figli. Nel frattempo però la scuola aveva chiuso, e chi non era ancora andato a scuola è venuto a casa con me.
La nevicata dell' 85 non la ricordo per la quantità di neve, ma per il playdate più affollato di sempre!


martedì 3 giugno 2014

MEA CULPA

Ormai sono sei anni che i miei figli vanno alle elementari (scuolaprimaria mah). Prima sono andati all'asilo (scuoladellinfanzia mah), e prima ancora al nido (nido? ma davvero?). Insomma vanto un discreto numero di recite di Natale, canti di fine anno, auguri di Pasqua, abbracci della piazza (ehm no, lì a onor del vero mi sono sempre rifiutata di andare), giochi della gioventù, feste della scuola, festa dello sport, pizzate varie, riunioni dei genitori, colloqui con educatrici/maestre/professori...e probabilmente dimentico qualcosa.
Ecco, dimentico. La parola d'ordine dell'ultimo periodo.
Mi sono persa i canti di fine anno, che erano venerdì. Me li sono persa non perché me ne sono dimenticata ma perché manco sapevo ci fossero. Non sono andata a più di metà dei colloqui e la maggior parte dei professori di Patasgurzo non so neanche che faccia abbiano. Mi sono persa i giochi della gioventù di oggi. In realtà ho provato ad andarci, ma visto che Patasgnaffa non c'era, ho fatto rapidamente dietro front e me ne sono andata a prendere un cappuccio al bar. Mentre lo bevevo annoiata lei ha fatto i suoi giochi.
Non ho il libro delle vacanze perché non sapevo neanche di doverlo prenotare. Cioè tutti gli anni andrebbe prenotato, io non lo faccio, ma poi lo trovo lo stesso nella cartoleria davanti a scuola; che poi è il luogo del peccato dove ho preso il cappuccino questa mattina. Ecco quest'anno no, non l'ho ordinato e quindi non lo troverò nemmeno.
Insomma 'na frana proprio.
Però ho portato Patasgnaffa a millemila prove per il saggio di ginnastica, e sono pure andata a vederlo nonostante un mal di testa infernale che mi ha fatto maltrattare chiunque mi capitasse a tiro. E ho fatto bene perchè è stato bellissimo.
E ora sto per andare alla riunione della scuola materna di Patagnoma, nonostante ci abbia già fatto sei anni con gli altri due.
Questo miei cari si chiama espiazione.


lunedì 19 maggio 2014

LE PICCOLE FIORAIE

La nostra scuola ha sempre bisogno di soldi, non è una novità e non è sicuramente l'unica.
C'è un comitato genitori che si sbatte a destra e a manca, tra questi sbattimenti è inclusa una lotteria di fine anno, di cui fino ad adesso sono sempre stata solo felice perditrice di biglietti. Già perché mi lamento sempre che non vinco mai nulla ma ci fosse una volta che mi ricordo di controllare... (non è vero, qualche volta lo faccio, qualche volta).
Quest'anno però quella disgraziata di Patasgnaffa ha avuto l'ardire di presentarsi a casa brandendo un carnet di biglietti da vendere.
Dunque, non è che noi siamo delle strane bestie asociali, abbiamo i nostri amici e conduciamo una vita di relazione con il prossimo vivace ed appagante. Però non ci si può definire inseriti nel territorio. Conosco relativamente poche persone e sicuramente non conosco i cognati dei cugini del fratello della moglie del bisnonno. Non ho fatto l'asilo con nessuno di loro, neanche le elementari e a volerla dire tutta neanche le medie. In più ho una scarsissima memoria per i nomi e prima di tracciare vaghe linee genealogiche tra le persone devo conoscerle piuttosto bene.
Questo per dire che in un paese del genere se dai a quasi ogni bambino della scuola un carnet di biglietti da vendere, il mercato si satura in un amen (termine ecclesiastico usato di proposito, non non andiamo neanche a messa, per supportare il concetto di quanto possiamo essere tagliati fuori), e a noi restano veramente pochissime chance di venderne qualcuno, anche perché il novantanove per cento delle persone che abbiamo conosciuto lo abbiamo fatto attraverso la scuola.
Certo ci sono anche i nonni, ma quella gegna di Patasgnaffa ha fatto comprare a NonnaMi i biglietti da un compagno di Patasgurzo, eh sì, perché sono coinvolte anche le scuole medie, e come fai a concorrere con chi fa la ronda del paese in bicicletta nel giorno di mercato?
Allora ho pensato che se vendere i biglietti sarebbe stato impossibile, potevamo provare a vendere qualcos'altro....più il biglietto, che a questo punto doveva essere visto quasi come uno scontrino.
Allora le donne di casa armate di carta crespa e colla (sì la Coccoina, sì ancora lei, sì ha ancora quell'odore lì) hanno fatto dei fiori di carta e sono andate a venderli sul lungo lago.



Un pomeriggio con un sole splendente, una lieve brezza e addirittura un mercato. Sono partita convinta che avremmo finito i biglietti in un batter d'occhio.
All'inizio Patasgnaffa faceva la timida e si vergognava a offrire i suoi fiori. Per fortuna Patagnoma con il suo vocione da carrettiere strillava a gran voce. Peccato che non si capisse esattamente cosa dicesse, un signore però ha percepito la parola "lotteria" quindi son ben fiera di lei.


Man mano che il tempo scorreva e la gente passava indifferente Patasgnaffa ha finalmente perso la sua strana timidezza e ha liberato l'animale da palcoscenico che in lei non sonnecchia quasi mai, anzi si agita parecchio,
E sono stati fiori nei capelli, balletti e canzoni.
Il sole ha brillato più forte e lei era bellissima.
Alla fine abbiamo venduto dieci biglietti. Dieci. Io sarò pure una madre accecata ma davvero non capisco come sia stato possibile.
Per fortuna l'unica a risentirsene sono stata io perché la vita per le mie piccole fioraie scorre lieve e felice, alla faccia di tutti quelli che senza capire hanno detto "i biglietti ce li ho già"


venerdì 14 marzo 2014

NAAN

Oggi era il venerdì, uno di quelli che io chiamo #maledettagelmini. Uno di quelli in cui sono andata a scuola per il laboratorio di cucina. Io che ho un marito che cucina e che ormai non lo faccio quasi più.
Che poi devi trovare ricette veloci, che non debbano essere conservate in frigorifero e che siano facili da trasportare a casa. Si accettano consigli, ma anche tanti eh!
Tra l'altro questa settimana non mi ero preparata e quando la maestra di Patasgnaffa mercoledì mattina alle 9 mi ha chiamato per sapere cosa avrei fatto, mi sono sentita come quando la prof ti chiamava alla cattedra e tu non avevi studiato.
Fortunatamente negli anni devo aver sviluppato la capacità di arrampicarmi sugli specchi, perché una volta, quando mi sarebbe più servita, non ce l'avevo proprio.
E così, visto che domenica eravamo andati al ristorante indiano e Patasgnaffa aveva mangiato quasi solo il pane perché il resto era troppo piccante, ho detto che avremmo fatto il Naan.
Richiede una lievitazione breve, si cuoce in padella, e si trasporta nella stagnola. Perfetto.
Per prepararlo bastano 300 gr di farina con tre cucchiaini di zucchero e due di sale. Ho usato una bustina di lievito istantaneo perché quando il tempo è ridotto i magheggi vanno fatti. Abbiamo aggiunto un vasetto di yogurt, due cucchiai di olio e due di acqua calda. Hanno impastato divertendosi un sacco ,e quella che aiuta la mamma a fare il pane (non Patasgnaffa ovvio) si è distinta subito per tecnica e bravura. Volevo andarmene e lasciare lì lei.


Abbiamo fatto delle palline che i bambini hanno steso con il mattarello, a quel punto io ho cotto un panino per volta per due minuti in una pentola con il coperchio. La prossima volta porto due pentole, altrimenti invecchio in quella cucina, devo ancora farci la mano!
Mentre io cuocevo ho fatto scrivere la ricetta ai bambini, facendogliela ricostruire da soli. Magari così se la ricorderanno meglio. O magari no, intanto io però sono riuscita a cuocere il pane senza danni collaterali.


Ora avete due settimane per farvi venire un'altra idea. Io magari cucirò delle cuffiette ai bambini perché quelle lì di carta non si possono davvero vedere.

venerdì 28 febbraio 2014

IL TEMPO, LA SCUOLA E LE PALLINE DI COCCO

Una volta ero capace di scrivere post al volo. Ritornando indietro nel tempo, e ormai ne è passato parecchio, le parole aumentano e le immagini spariscono.
Mi bastava quel poco tempo rubato qua e là per scrivere di qualche scemenza fatta dal Patasgnaffo di turno, allora tra l'altro eran solo due. Niente di che, piccole facezie che era divertente romanzare un po'. Perché la vita bisogna saperla vivere, ma i ricordi è bello indorarli sempre un pochino, poiché anche il tempo passato fa di noi ciò che siamo, e se sembra più bello diventiamo più belli anche noi.
Poi però ho iniziato a vedere il mondo anche in tre terzi, vedendo foto dove ancora non c'erano. Di chi sia stata la colpa non so, forse delle digitali, facili ed immediate, per un'incompetente, pigra e impaziente quale io sono, una manna dal cielo. E' stata colpa di Casa Facile, che mi ha spinto a fotografare non solo i piedini dei bambini, quelli belli e cicciottosi da mordere, ma anche quelli dei divani....e vi assicuro anche lì ce ne sono alcuni così belli che mi verrebbe voglia di morderli. La mazzata finale è stata poi Instagram;  c'è chi parla ormai di patologia, ma se io son malata, son contenta così, mi godo gli istanti anche se li fotografo.
Fatto sta che scrivere un post è diventato più laborioso, perché le immagini, più delle parole, necessitano di cure, che ancorché minime portano via tempo. Tempo, quella cose che mi sfugge come sabbia tra le dita, che come vento impetuoso fa scorrer via i miei pensieri, come nuvole in un cielo mutevole, belle da guardare ma talvolta inafferrabili.
E allora finisce che  scrivo meno, ma oggi mi viene così, di fare una ratatouille di post non scritti, per sentirmi meno in affanno, per chiaccherare un po'. Certo avrei da finire i vestiti di carnevale, ma magari ci pensano i topolini, non si sa mai (posto che non se li siano mangiati tutti i patagatti).
Dopo un lungo inverno di pioggia, con gli occhi alzati per cercare un'arcobaleno, che in assenza di sole nicchiava ad uscire, son riuscita finalmente a trovare una parrucchiera che mi facesse i capelli multicolore. Io avrei osato anche di più, ma per ora mi accontento e cerco di non pensare che sia solo una crisi di mezza età.
Ovviamente anche le bambine hanno voluto un po' di colore, e anche se ci abbiamo messo due settimane, driblando tra impegni e malattie sparse qua e là, finalmente Patagnoma ha avuto la sua ciocca viola e Patasgnaffa anche una "fussia". Patasgurzo povero non solo è ancora biondo ma vorrebbe anche sfrondar la chioma, non si sa mai che domani ci riusciamo.
Ecco, parlando di lui, è finalmente senza gesso. Padroneggia il suo nuovo cellulare, forse anche troppo, ma è riuscito ad organizzare un torneo di subuteo, che vuol dire tre giornate con cinque bambini diversi (sì, son pronta per la beatificazione), tutto da solo, senza che io dovessi fare una telefonata. E questo mi ha reso molto felice. Un po' meno felice è stato sentirmi rimproverare di vestirlo troppo colorato, ma in fondo sapevo che prima o poi sarebbe dovuto succedere.
Adesso che son partita non mi fermerei più, avrei da raccontarvi che i due grandi hanno trovato almeno un gioco da fare insieme e che le due piccole hanno iniziato a litigare un po'. Potrei parlarvi di merende, pomeriggi pigri e finalmente giornate di sole. Vorrei raccontarvi dei miei zoccoli nuovi, ma su quello vorrei addirittura fare un post.



Magari rallento e comincio a scrivere quello per cui mi sono messa al computer, con le mani lisce e profumate di biscotto.
La storia potrebbe essere lunghina, perché inizia almeno sette anni fa con la cara Gelmini che ha iniziato a smembrare la nostra povera scuola. E così le maestre si sono trovate sempre più in affanno, con nuvole da rincorrere più nere e veloci delle mie.
Allora ha cominciato Nonnami, a regalare parte del suo tempo e insegnare un po' d'arte. E' andato Patapà a parlar di terremoti. E poi sono arrivata io, quella che fa tutto, ma non è specialista in nulla.
Sono stati laboratori con lana, feltro, carta, pasta di pane, ricicli vari. Piccole meraviglie nella loro sbalorditiva imperfezione.




Oggi ho letto un libro, stando dietro la cattedra, la qual cosa, devo essere sincera, mi ha emozionata un po'.
E poi sono stata in cucina a fare palline di cocco, ecco perché le mie mani sono lisce e profumate di biscotti (il vero motivo è che il sapone della scuola è talmente diluito che non lava via nulla, ma sta volta va bene così).
In cucina ci tornerò ancora, abbiamo grandi progetti, e la mia intenzione è riportarvi poi la ricetta eseguita, così, anche giusto per ottimizzare e conciliare un po' tutti gli aspetti di questa giroscopica vita.
Dedico volentieri il mio tempo alla scuola perché trovo che sia importante imparare a far le cose con le mani, soprattutto in un mondo che tende sempre più al virtuale. Perché i bambini per imparare hanno bisogno anche di divertirsi e di staccare un po'. Perché a una richiesta di aiuto, ancorché implicita, non so di di no. E soprattutto per guadagnarmi l'incredibile privilegio di vedere i miei figli a scuola. Di conoscere ognuno di loro compagni. E se questo vi sembra poco...





PALLINE DI COCCO

Prendete 100 gr di biscotti, magari anche qualcosina in più perchè durante la lotta qualcosa potrebbe andar perso. Rompeteli a pezzetti e adagiateli su uno strofinaccio. Richiudetelo, serrate i pugni e sfogate la vostra rabbia (da qualche parte c'è, anche se piccola, trovatela e fatela sparire). Probabilmente dovrete finire con il mattarello. Sicuramente avreste fatto prima con un robot da cucina, ma così è più divertente e poi non è che la cucina della scuola sia attrezzata come quella di Masterchef.
Ai biscotti sbriciolati aggiungere due cucchiai di zucchero, un cucchiaio e mezzo di cacao e 50 grammi di farina di cocco. Mescolate bene e poi aggiungete 50 grammi di burro fuso e un uovo. Se siete maggiorenni anche un cucchiaio di rhum.
Prendete ora il composto e strizzolandolo bene, senza scoraggiarvi per lo sbriciolamento iniziale, formate delle piccole palline. Ne vengono 33, ne sono scura, perchè lavorando con tre gruppi diversi è sempre venuto lo stesso numero di palline. Questa è scienza signori miei.
Passate le palline nella farina di cocco e mettetele nel frigo. Non so per quanto perchè io poi me ne sono andata da scuola!


sabato 21 dicembre 2013

SCAMPATA STRAGE DI RENNE

E' iniziato a fine Novembre, le maestre che ti chiedono di dare un mano con i lavoretti di Natale. Pochissimo il tempo per elaborare un progetto ma al volo nascono quattro renne. Al volo vengono reclutate tre cavie, che rivelano abili mani e la cosa sembra facile, agile e snella. Anche Patagnoma riesce a fare la sua.
Già le amo queste renne.


Poi i pomeriggi a scuola, i bambini alla spicciolata quattro o cinque per volta, le mani  un po' meno abili, le risate e gli allegri pasticci a rallentare i lavoro, perfettamente imperfetto. E così anche qualche mattina viene trascorsa a scuola. Per respirare i ritmi e scorgere i volti che ogni giorno accompagnano la giornata di Patasgnaffa. Alla fine un privilegio.
Ma le classi sono tre, quasi sessanta renne, e a questo punto le amo un pochino di meno.
Ah, certo, aiutiamo anche le vecchie maestre di Patasgurzo con i lavoretti, e come dire di no. E quasi metà scuola mi chiama maestra. Che ridere.


I giorni di scuola sono ormai agli sgoccioli e alle renne viene data la libertà. Un'amica (sì, dico a te), ottenebrata dal freddo pensa che potrebbero essere dei segnaposti carini per la tavola di Natale e così viene organizzato un pomeriggio di puro sfruttamento minorile.


Ma all'ultimo non ce la fai, un'altra renna e potresti fare una strage. A Babbo Natale poi toccherebbe andare in giro in ferrari (perché è rossa ovviamente).
Ripieghi quindi su paffuti alberelli di cotone.


Sopravvivere al Natale è una disciplina olimpica!

mercoledì 5 giugno 2013

SCUOLA DI CIRCO....ANCHE PER ME

Settimana scorsa c'è stato lo spettacolo di fine anno della scuola di Circo di Patasgnaffa.
È passata una settimana e ancora non l'ho raccontato.
Perché sono qui inchiodata a una ruota che gira, con mille cose da fare, duemila che dovrei fare e tremila che vorrei fare.
Mi manca l'aria, e ho la stanchezza spalmata addosso come una crema stantia. 
Mi arrabbio con i bambini, ma in realtà è a me che rimprovero di non avere tempo ed energie per ognuno di loro.
So però che è solo un momento, lo sconforto lo vedo pendere dal calendario, dalla x che segna la fine della scuola.
Perché tutti i miei progetti potrebbero dover aspettare settembre, ma magari anche no. Magari riuscirò a ritagliarmi un po' di angolini per ritagliare un po' di stoffe. Anzi sarà così di sicuro.
E porterò i bambini al mare e forse a visitare qualche città.
Passeremo ore lente e appiccicose stretti stretti nella calura del dopopranzo.
E va già  un po' meglio, solo sfogandosi un po', rimettendo tutto, a fatica, in prospettiva, parlandone un po'.
Perché tutto può essere un equilibrio difficile, ma con l'esercizio puoi camminare anche su una gigantesca palla rossa. Puoi sfrecciare su un monociclo e fare passi da gigante, se solo hai il coraggio di salire sui trampoli.


Puoi ridere di gusto partendo da poco, quando ti attorni di persone belle, con voci e pensieri puliti.
Puoi cercare di tenere insieme tutti i tuoi impegni, facendoli volteggiare come palline, tenendoli in bilico come piattini cinesi, che girano veloci, non cadono e arrivano a destinazione.
Puoi arrampicarti in alto, facendoti forza, sentire l'aria più leggera, vedere tutto da un'altra angolazione e allora trovare il coraggio di metterti a volteggiare.
Puoi continuare a correre perché la musica si fa incalzante, ma riuscire lo stesso a superare con agilità gli ostacoli che ti trovi di fronte.
E quando sembra che tutto sia buio puoi sempre trovare delle luci colorate che stupiscano te e chi ti sta intorno. 


Tutto questo me lo ha ricordato lo spettacolo di Patasgnaffa. Uno spettacolo messo in piedi in un mese, da bambini entusiasti e insegnanti geniali.
È stato tutto perfetto. I bambini erano felici, emozionati ma sereni. E si vedeva. Non c'era nulla di sfarzoso, di ostentato o di volgare. Era tutto perfettamente misurato, non una nota stonata.
Sono stati tutti eccezionalmente bravi, io non riesco ancora a capacitarmi di come dei bambini, dei ragazzi possano essere in grado di fare certe cose.
Patasgnaffa era una delle più piccole, ma quella che è stato più difficile tenere lontana dalla ribalta. 
È una bestia da palcoscenico, ama profondamente essere ammirata, divertire, stupire, e non ha paura di nulla.
Si è arrampicata da sola sui tessuti e ha eseguito un paio di figure, una anche a testa in giù, con il sorriso sulle labbra e le gambe quasi diritte.
Un grazie davvero agli insegnanti del circo Clap. 
E una buona fine scuola a tutti voi.

venerdì 26 aprile 2013

MERCOLEDÌ

Mercoledì è stata una giornata impegnativa.
Ho corso in giro per commissioni tutta la mattina, ho preparato il pic nic per la sera, son corsa a prendere i bambini che Nonnami aveva nutrito e li ho portati a scuola per il rientro pomeridiano. E mi ci sono fermata anch'io a scuola, per far paciugare i bambini con colla "gelatina" e fili di lana perché sempre e solo sui libri non ci dovrebbero stare.
E poi, mannaggia, mi è scappata la pipì. E , mannaggia, a scuola ci sono le turche. Ho fatto male i calcoli e, mannaggia, l'iPhone mi è caduto là dove non vorresti mai mettere le mani, figuriamoci la tua vita 2.0.
E così sotto choc ho portato due bambini su tre dall'osteopata, dove ho scoperto che Patasgurzo ha una gamba più lunga dell'altra, tutto suo padre, che carino, e che dovrà dormire per tre mesi con una bottiglia di plastica attaccata al piede. Hemm...vi farò sapere.
La serata si è conclusa in bellezza con un bel febbrone di Patagnoma.
Ma in fondo è stata una bella giornata.
Perché la mattina ho comprato tanti fiori.



Perché c'era un sole che riempiva l'aria e ogni angolo.



Perché i bimbi a scuola ridevano ed erano sporchi e felici.



Perché le gambe si allungano.
Perché mi sono imbattuta in una festa di compleanno bellissima.
Perché nel paesello dove non c'è nulla c'è un uomo che salva gli iPhone.
Perché sono riuscita comunque a fare il primo pic nic serale della stagione in riva al lago.


(foto di Jillian)

Perché la vita se inizi a vederla in rosa forse poi non riesci più a smettere.





giovedì 29 novembre 2012

PER NOI DUE SOLI


Il desiderio di avere dei cloni penso di averlo sempre avuto. 
Da piccola per mandarne una a mangiare al posto mio. Una che facesse il bagno (o meglio che ne uscisse mentre io me ne sguazzavo ancora al calduccio). Piu' avanti ne avrei voluta una che facesse i miei compiti, quantomeno quelli di matematica, e andasse a scuola in quei giorni da strappare dalla Smemo.
E poi quella che andasse al lavoro, pulisse la casa, facesse la spesa, leggesse un libro, dipingesse una sedia, facesse dei figli, andasse in vacanza. prendesse un aperitivo, avesse mal di testa, lavorasse a maglia, uscisse con le amiche.....potrei andare avanti all'infinito, perche' la vita e' piena di cose meravigliose che vorresti fare tutte insieme e di cose meno belle che comunque ti tocca fare.
Adesso poi ho avuto la bella pensata di fare tre figli, senza pero' risolvere prima la questione dei cloni.
E anche se adoro averli tutti e tre insieme, che ridono, piangono, cantano, urlano, e mi incanto a guardare quello stesso filo che li unisce, quella rotondita' della guancia, quello sguardo un po' truce, quel biondo che si sfuma uno nell'altro, a volte mi sembra di non farcela, di non essere abbastanza per ognuno di loro.
E se con Patagnoma vivo ancora in semisimbiosi, se dove finisce la mia mano spesso c'e' la sua, piccola e morbida, e con Patasgnaffa ho un pomeriggio da passare insieme per portarla a far circo dall'altra parte del Lago, Patasgurzo, un poco ruvido, un poco tenero, un poco sorridente, un poco malmostoso, un poco bambino, un poco ragazzino e' quello che mi sfugge di piu'. Ed e' quello che in questo periodo, pronto com'e' ormai al grande salto, in realta' ha piu' bisogno della mamma, tentennando  tra il crescere e l'accoccolarsi tra calde braccia.
Allora ho deciso, visto che di cloni ancora in giro non ce ne sono, di prendermi un pomeriggio ogni tanto da passare sola con lui.
E cosi' ieri ha bigiato il pomeriggio, e gia' per questo mi ama un po' di piu', e siamo andati a farci un giro in citta'....in una giornata non proprio ideale. Ma Milano, lucida e fradicia ci ha comunque premiato, le macchine si affollavano per le strade, ma senza quella nevrosi da pioggia che spesso si scatena. I tram passavano veloci e non troppo pieni. L'acqua cadeva abbondante, ma non troppo gelida.

Siamo stati a vedere Picasso, e non abbiamo fatto neanche la coda. All'inizio voleva solo vedere ritratti "in cui si vedessero le persone davvero" ma poi si e' appassionato al gioco "io qui cosa ci vedo" e, per la miseria, non ne ha sbagliato uno! 



Seduto per terra, indifferente ai piedi che gli stavano attorno ha anche schizzato un paio di quadri.





Poi siamo andati da Olivia, la sua prima amica, quella con cui chiaccherava attraverso il liquido aminotico, e abbiamo aspettato che ci portassero del cibo messicano, che desiderava provare ormai da mesi (ovviamente quello preparato da me non valeva). 




Dopo cena abbiamo fatto la stessa strada percorsa mille volte nei suoi primi tre anni di vita, quando ancora era l'unico patasgnaffo per casa. Quando andava a giocare dalla piccola Olly e visto che c'era mangiava, si faceva il bagno e si faceva prestare un pigiama. E cosi' spingevo un passeggino con un bambino (teoricamente) pronto per andare a nanna. 
Ieri invece ho seguito un ragazzino in jeans che boffonchiava di goal e autogoal....ed  e' stato comunque bellissimo. 


mercoledì 3 ottobre 2012

CRONACHE SCOLASTICHE



Settembre è finito e la scuola ormai è avviata, ma sembrerebbe non aver lasciato alcun segno su una distratta Patasgnaffa. Si dimentica di fare i compiti, di consegnare gli avvisi, di tenere le matite nell'astuccio. Non si ricorda i nomi delle maestre e si lamenta che non la fanno giocare. Torna a casa e non racconta nulla, peggio di in quattordicenne ormai assuefatto alla scuola.
Il figlio di una mia amica invece racconta un sacco di cose, allora glielo scippo per un attimo, perché meritano una condivisione massiccia.
Lui a scuola mangia crostini con i fegatini. Ha una nuova maestra di Italiano che si veste come una suora ma non lo è (o era il contrario?) che parla solo francese. Il cortile della scuola è teatro di incredibili avventure: una bambina si è ritrovata con un coltello piantato nel collo, tirato da un assassino che passava per strada. Mi spiace comunicarvi che non ce l'ha fatta ed è morta. Invece è salva la bambina di soli due anni che lì è stata ritrovata in lacrime e fortemente provata. Era stata scordata la mattina dalla mamma che aveva accompagnato il fratello maggiore. Fortunatamente l'hanno trovata e il maestro si è preso cura di lei.
Saranno pure frottole ( forse ) ma meglio di un'alzata di spalle o di un non lo so.

mercoledì 12 settembre 2012

Giorno Uno

Me li ricordo tutti i miei primi giorni di scuola. 


La prima elementare con il grembiule nero e il fiocco rosa fortissimamente voluto e assolutamente inutile. La cartella rossa con la patta in cavallino. La salita, il salone e Suor Mirella.
Il primo giorno delle medie e  l'abbigliamento concordato con l'amica del cuore. Golfino bianco ( golfino?) jeans blu scuro e scarpe in plastica traforate ( abbinate al golfino di lana.... Va beh avevo 11 anni, pietà ). Il parco da attraversare, l'odore del tasso e le file in giardino.
Il primo giorno del ginnasio, la magliettona rosa con le spalline imbottite, il pullman e l'alfabeto greco sulla lavagna.
Il primo giorno di liceo, una nuova città, pantaloni a fiori e compagni finalmente più alti di me ( e non ci vuole tanto! ).   




Oggi toccava a Patasgnaffa, emozionata da giorni, ridacchiava tra se.
Pensava a che giochi portare, ma quando le ho detto che non era una cosa possibile se ne è fatta anche una ragione.
Si è messa il suo zaino, più grande di lei e ha appiccicato al viso il sorriso dagli angoli inamidati.
Era pronta anche ad andare da sola e quando ha sentito la campanella si è fatta seria come un corridore ai blocchi di partenza.

Siamo stati tutti in palestra, un brusio fremente, ad aspettare che ogni chioccia chiamasse i suoi pulcini.

Li hanno legati con un sottile filo attaccato a un palloncino che lieve se li è portati via....

  
  

venerdì 30 marzo 2012

VORREI ESSERE

Una classe di 23 bambini tra i nove e i dieci anni, un incipit, una poesia da comporre.
VORREI ESSERE...e ci sono medici per curare gli ammalati, colombe per portare la pace, arcobaleni per colorare il mondo, rondini per volare nel cielo, angeli per stare più vicino al Signore, veterinari per curare i gattini...e poi c'è Patasgurzo.
"Vorrei essere Zeus per governare gli uomini e punire i crudeli".
Ecco nulla di più, nulla di meno. Siam messi bene!

mercoledì 21 dicembre 2011

SE SOLO CI AVESSI PENSATO....

Oggi c'è stata la recita di Natale di Patasgurzo.
Capita tutti gli anni e per me è come il Grinch...il mio ammazzanatale.
I genitori vengono stipati nella palestra delle scuole medie, dove aleggia, non il profumo di pino e cannella, ma quello di polvere, sudore e puzza di piedi.
In prima Patasgurzo se ne è stato seduto sbadigliando con un filo d'argento in testa perchè in prima non sono in grado di cantare (su base cantata ovviamente).
In seconda: ho rimosso.
In terza sono stati messi dietro alle prime a cantare (su base cantata ovviamente) al posto dei piccoli.
In quarta mi aspettavo almeno una frase, un pastore, una renna in salmì. E invece pare che le mamme di prima si siano lamentate (ma quando, all'asilo?) e allora hanno cantato (su base cantata ovviamente) e sfilato praticamente solo i primini.
A quelli di quinta è stato concesso di suonare il flauto (su base già suonata ovviamente).
Patasgurzo ha sollevato un cartello giallo davanti alla faccia mentre declamava la frase "amore e fratellanza" che aveva provato tutta la settimana...peccato che il capofila dei gialli (pare si trattasse di un arcobaleno) avesse un microfono, quindi la voce di Patasgurzo non si è sentita e si è perso anche il labiale.
Comunque il cartello giallo l'ha alzato con grande maestria e sono sicura che lo sguardo sia stato molto intenso...ma non l'ho visto perchè era dietro ai due più alti della classe.
Poi siamo stati omaggiati, dietro pagamento (va beh, quella è beneficenza), di un astuccio decorato dai bambini...con uno stencil alberello. Una tristezza cosmica. Ho chiesto a Patasgurzo perchè non avessero fatto un disegno a mano libera un po' più personale e mi ha risposto che non avevano tempo...in effetti hanno fatto un sacco di prove...per sollevare un cartello giallo.
Ma dico io non è mica previsto dal ministero che si debba fare la recita di Natale...se non ce la fai, non hai voglia e non hai idee non farla. E mentre pensavo questa cosa guardavo Patasgnaffa saltellante ed eccitata che guardava la sua futura scuola ( ci terrei a sottolineare che era eccitata e saltellante perchè la recita era finita...durante si stava addormentando) e ho avuto una folgorazione...altre cinque recite di Patasgnaffa (di cui una per fortuna in compresenza con Patasgurzo) più ancora cinque recite di Patagnoma, più quelle già subite, per un totale di QUATTORDICI deprimenti recite di Natale.
Se solo ci avessi pensato non avrei fatto tre figli....

domenica 20 novembre 2011

FREE FRIDAY

Finalmente a piccoli passi ricomincio ad avere una vita anche a prescindere dalla Patagnoma, che è un amore di bambina, ma anche un'amorevole cozza.
Venerdì scorso mi sono addirittura lanciata in un'uscita serale e me ne sono ita al concerto di Guccini.
Lui, magnifico settantunenne con l'influenza era meno assonnato di me. E probabilmente era anche più rilassato. Comunque è andato tutto bene; io mi sono divertita, commossa ed emozionata (come sempre d'altronde) e Patagnoma e Nonnami, che l'aveva in cura, sono egregiamente sopravvissute.
La notte l'ho poi allattata sei volte, ma ahimè, questa ormai è praticamente un'abitudine alla quale appena riesco a raccimolare un pò di volontà, metterò drasticamente fine (olè).
Questo venerdì invece mi sono presa quasi tutta la giornata e ho portato Patasgnaffa a Milano, dove abbiamo recuperato Patasgurzo che vi si era recato in gita.
E' stato bello passare un pò di tempo con la strega e renderla felice portandola in treno.
Patasgurzo ci è andato spesso, ma con lei ho smesso dopo un raccapricciante viaggio passato a rincorrerla per il vagone e a staccarle la lingua dai luridi finestrini (i finestrini del treno hanno un sapore tutto particolare....sono stata bambina anch'io!). Questa volta si è comportata meglio anche se i piedi sui sedili li ha messi lo stesso (per quello che importa visto quanto sono sporchi....ho provato comunque a impedirglielo!) e probabilmente qualche passeggero soffrirà di acufene d'ora in poi, dopo essere stato sottoposto ad un ora di ultrasuonico cicaleccio patasgnaffo.
Si è guadagnata anche un giro in sottopolitana, dove ho scoperto che balla benissimo la lap dance (!!!), uno in tram e pure in autobus....insomma il pacchetto completo.
Siamo riuscite a pranzare da un'amica, ritirare Patasgurzo al teatro Trebbo (si è divertito tantissimo), fare merenda da un' altra amica, ritirare i suoi bambini a scuola e incontrare la nonnaFi che se li è poi tenuta per la notte....tutto in sei spumeggianti ore.
Poi mi sono goduta il viaggio in treno. Da sola.

venerdì 21 ottobre 2011

RIVELAZIONE

Oggi c'era la prima assemblea di classe dell'anno. I genitori erano sempre meno e le maestre sempre più stanche.
Come al solito è stato elencato il programma dell'anno e poi si è parlato del rendimento delle classi. 
Patamà ha scoperto che gli alunni sono generalmente bravi, vogliosi di imparare, interessati, capaci di concentrarsi, però per poco... e a questo punto le maestre hanno fatto una rivelazione incredibile al pubblico affascinato. Hanno detto che gli alunni dopo poco perdono la concentrazione, non riescono a star fermi e, cosa più incredibile di tutte, vorrebbero giocare.
Il problema deriverebbe da una strana condizione in cui gli alunni versano e a cui, pare, bisognerebbe porre rimedio : sono bambini.
La notizia ha scioccato Patamà, che proprio non ne aveva idea. 
Le maestre, senza dar tempo di digerire lo scoop, hanno proseguito dicendo che adesso che si è in quarta elementare certi comportamenti vanno messi da parte, anche e soprattutto, perchè tra due anni dovranno andare alle medie e lì sarà tutta un'altra musica.
Un lampo luminoso ha preso Patamà, le ha allungato i capelli, levigato le rughe, limato i fianchi e l'ha riportata nel soleggiato corridoio del primo asilo frequentato da Patasgurzo al cospetto della temibile Suor Amabile. Patamà ha risentito il venerabile pinguino rammaricarsi del fatto che la sua prole non era ancora in grado, a quattro anni compiuti, di tenere in mano una matita correttamente. Nelle sue orecchie è risuonata ancora la severa voce che le ricordava che entro soli due anni il giovanotto sarebbe andato alle elementari....e che lì si suonava tutt'altra musica.
Quella volta Patamà aveva scrollato le spalle e cambiato d'asilo Patasgurzo (anche per altre ragioni per carità). Questa volta ha debolmente protestato, ma non ha trovato un grande appoggio neanche negli altri genitori. Forse l'unica cosa che può fare è buttare giù il CV di Patasgurzo perchè tra soli quindici anni è probabile (e auspicabile) debba cercarsi un lavoro!

sabato 8 ottobre 2011

TRASPORTOFOBIA

Patamà era una bambina dotata di una cetra dose di coraggio.
Volteggiava su travi, faceva il bagno in mare aperto e aveva anche smesso di temere i vampiri.
Ma un certo punto la fifa blu, come un fumo sottile si è impossessata di lei.
La sua paura, i mezzi di trasporto.
Il treno il più sicuro, perchè a questo mondo bisogna avere delle sicurezze.
La macchina (ma la teme solo in autostrada) utilizzabile, perchè alla follia bisogna pur costruire argini. L'aereo tabù.
Non è nota, neanche alla proprietaria, l'origine di questa paura.
C'è chi scuote la testa e dice che sono i figli, che è la maternità. Sarebbe bello dar la colpa ai Patasgnaffi, ma la fifa blu è arrivata prima di loro.
Fortunatamente non influenza più di tanto la vita della patafamiglia. Basta avere dei piccoli accorgimenti.
Patamà si sposta volentieri in treno temendo solo i pidocchi (se frequentate un regionale potete capire), e acconsente placidamente a che lo facciano anche gli altri membri della famiglia.
Viaggia in macchina sempre, ma quando arriva è sollevata. Permette agli altri membri della famiglia di viaggiare anche senza di lei, ma quando arrivano devono telefonare per toglierle un peso dal cuore.
Su un aereo ci sale solo se è costretta e mai e poi mai permetterà ai suoi bambini di farlo senza di lei (forse un giorno dovrà farlo....forse).
Un problema sono poi le gite scolastiche. Patamà freme di gioia e aspettativa ogni volta, perchè ricorda essere eventi bellissimi. Ma sapere un suo Patasgnaffo affidato alle ignote mani di un autista di pulman la rende nervosa e ansiosa ogni volta. Ogni volta l'orrido desiderio di non mandare in gita il povero malcapitato le passa per la testa e neanche tanto velocemente.
Ieri era il turno di Patasgnaffa e le strade del mondo erano spazzate da venti gelidi e impetuosi.
Patamà ha tenuto tutto il giorno il cellulare al suo fianco. E questo è un evento incredibile, considerando il fatto che era anche carico. Ha sorriso, chiaccherato, mangiato dissimulando alla perfezione il suo disagio. ma ha cominciato a respirare davvero solo dopo le quattro e mezza!

mercoledì 15 giugno 2011

UNA STRANA, RUVIDA, VECCHIA FANCAZZISTA

Una si gonfia a dismisura, patisce le pene dell'inferno e partorisce un tenero frugoletto che la terrà sveglia tre anni. Passerà il suo tempo ad accudirlo, nutrirlo, crescerlo, amarlo e lui, dopo otto anni penserà questo di lei:

Tema VI PRESENTO LA MIA MAMMA
La mia mamma si chiama Gaia ed è molto allegra. E' bassa, magra, esile. Gioca spesso a carte con me.
I suoi capelli sono biondi, lisci e lunghi, gli occhi sono verdi, coperti da occhiali, e sembrano perle dentro diamanti.
Il suo sorriso è aperto e smagliante. ( e fin qui non ho nulla da eccepire, anzi, prenderei Patasgurzo e lo mangerei di baci)
La mamma ha la pelle un po' ruvida (non è vero!!!) di un bel rosa chiaro.
Le piace preparare muffin e torte.
Passava il tempo leggendo, dormendo, guardando il computer (terrei a precisare che nell'ultimo anno sono stata stanca e incinta!), ma ora tutto questo lo fa un po' meno, "grazie" alla mia nuova sorellina.
Gli animali le piacciono molto infatti abbiamo due gatti, anche se se ne prende cura il papà. (ricordo ancora che ero incinta!)
La mamma in questo periodo deve occuparsi della sorellina. (giuro che non trascuro gli altri due!!!)
Mia mamma è un po' strana. (e su questo ogni commento è inutile!)

BIGLIETTO DI AUGURI
Mamma buon compleanno, nonostante che sei bellissima e gentilissima (ti faccio un doppio "tanto augur"!!) anche tu diventi più anziana ma io ti voglio bene.
(.....)

lunedì 28 marzo 2011

OMBRE

Non che io creda di vivere in un mondo perfetto, ci mancherebbe altro...anzi. Per quello che posso pero' cerco di farlo credere ai miei bambini....almeno per un po'. Il telegiornale non si guarda, si parla di guerre e di catastrofi naturali, ma in generale senza entrare nei dettagli...a puro titolo informativo. Il " nostro " presidente del consiglio ha un nomignolo poco edificante e si cerca di crescere dei buoni cittadini e delle piccole persone aperte e tolleranti verso il diverso e lo sconosciuto. Ma i fatti di cronaca, e i vari caroselli dell'orrore sono tenuti fuori dal nostro cancello rosso. La morte e' un argomento che viene trattato, anche perché ultimamente e' il chiodo fisso di Patasgnaffa, ma con naturalezza e levita'.
Ora con questa premessa chissà cosa vi aspettate che io abbia da raccontare. Per fortuna niente, solo una tragedia sfiorata, ma una di quelle cose che non vorresti comunque sentire.
Oggi Patasgurzo, rientrando in classe dopo la mensa, al posto di mettersi a giocare a tris come al solito, ha dovuto impedire che un compagno di classe si buttasse dalla finestra. Il bambino e' uno di quelli definiti un po' difficili. Ma il tipico personaggio che c'e, c'e stato e sempre ci sara' in tutte le classi.Quello che fa casino, sempre pronto a fare il pagliaccio quando prorio non e' necessario, quello che ti da una spinta gratuita sulle scale, ma che ti fa anche un sacco di feste quando ti vede. Ne avevo uno in classe alle elementari,
ne avevo uno in classe alle medie e sicuramente i fattoni delle superiori erano una naturale evoluzione dei primi. Il loro atteggiamento e' una palese richiesta di affetto e attenzione, e posso anche credere che nell'adolescenza pensieri suicidi abbiano sfiorato le loro menti. Ma qui stiamo parlando di un bambino di solo otto anni, che già pensa di valere poco o niente. I
suoi compagni sono bambini, e come bambini sanno essere crudeli, ma li conosco e so che non hanno fatto muro completo contro di lui. Ma ogni tanto anche le piccole cose possono farti crollare, anche e forse soprattutto se hai solo otto anni. Non so cosa faranno adesso le maestre, erano veramente sconvolte, e non le invidio per niente. Da parte nostra abbiamo spiegato a Patasgurzo l'importanza di non isolare mai nessuno. Non si deve essere costretti ad amare tutti, ma tutti hanno il diritto di sentirsi parte di qualcosa. Non e' necessario che tutti siano i tuoi migliori amici, ma se fanno parte della tua vita, non vanno ignorati. Devo dire che Patasgurzo e' uno di quelli che con questo bambino e' più carino, forse perché ha una certa naturale inclinazione verso i più piccoli e i più deboli. E devo anche dire che, nonostante sia stato coinvolto in prima persona nella vicenda, sembrava assolutamente sereno. E forse questa e' la cosa che mi spaventa di più (diciamo la seconda).

giovedì 17 marzo 2011

FRATELLI D'ITALIA

Da piccola ero molto patriottica. Amavo il tricolore e pensavo che l'Italia fosse il centro perfetto del mondo. Il fatto che confondessi la mia città con il paese intero, direi che è irrilevante!
Crescendo ho cominciato a vedere (a torto, lo ammetto) l'essere patriottica troppo vicino all'essere nazionalista...e ho sviluppato un senso civico più lato. Credevo, e credo tuttora, che sia più opportuno aprire i nostri orizzonti e sforzarci di essere dei buoni cittadini, in qualsiasi parte del mondo ci troviamo.
Ma in questi tempi e in queste zone, dove il verde prepotentemente avanza (e purtroppo non si tratta di prati), forse aggiungere un pò di bianco e di rosso (e questo mi viene meglio!) è un nostro dovere, anche verso i nostri figli.
I Patasgnaffi, dal canto loro, sono come ero io da piccola. Ingenuamente e romanticamente patriottici. In questa settimana poi hanno fatto il pieno. Sia a scuola che all'asilo hanno colorato tricolori, si sono dipinti bandiere sul viso e soprattutto hanno cantato l'inno d'Italia, che ormai in casa è diventato un vero e proprio tormentone!
Patasgnaffa ovviamente ne ha dato una sua versione: Fratelli d'Italia, l'Italia tedesca...".
Ecco, forse sul concetto di patriottismo si deve ancora lavorare un pò!

giovedì 23 settembre 2010

L'ESONERATO

Quest'anno abbiamo deciso di esonerare Patasgurzo dall'ora di religione....anzi dalle ore di religione, infatti la spinta ce l'ha data il renderci conto che le ore di religione erano due e pure di seguito, perchè quindi non usarle per qualcosa di più utile (a nostro parere) come un po 'più di inglese?.
In una scuola dove tutto viene tagliato, in uno stato che dovrebbe essere laico certi baluardi rimangono saldi e intoccabili. La nostra maestra di inglese invece quest'anno è stata "tagliata". A sostituirla ci penserà quella di matematica che, d'altronde, in prima insegnava arti visive.....Dunque sta a noi organizzarci come si può.
Fin qui tutto bene, tranne che in un paese piccolo, o in una scuola poco organizzata, anche le procedure più semplici rischiano di diventare rocambolesche.
L'esonero l'ho comunicato, con dovuto modulo, in segreteria alla fine dell'anno scorso. Settimana scorsa ho ricordato a Patasgurzo che lui non avrebbe dovuto fare religione ma sarebbe dovuto uscire con le sue due compagne musulmane per recarsi chi sa dove. Arrivata la maestra di religione il bambino ha comunicato che non avrebbe fatto religione quest'anno, che era stato esonerato. La reazione della maestra è stata improntata dalla più profonda comprensione e Patasgurzo è stato costretto a restare in classe, e gli è stato comunicato che la mamma avrebbe dovuto recarsi in segreteria. Ancora? Ovviamente la furia materna si è precipitata in segreteria, dove l'esonero risultava registrato ed effettivo. La giustificazione del comportamento dell'insegnante è stata quella che i bambini dicono le bugie, quindi lei non poteva fidarsi. Ma andare un attimo in segreteria in una delle sue innumerevoli pause caffè???....Avere ben chiaro, dopo due anni, che Patasgurzo non è il tipo di bambino che si inventerebbe una storia simile (non è abbastanza furbo...piccolo mio!)?
Una volta verificata la situazione in segreteria, ho anche firmato un modulo per fare uscire il bambino dalla scuola durante le ore di religione, specificando per iscritto, che sarei andata a prenderlo dal momento che mi sarebbe stato comunicato l'orario definitivo ( non è pigrizia la mia, ma andare a scuola a caso per tutta la settimana non era nei miei piani...).
Oggi sono stata chiamata da una bidella infuriata che mi stava aspettando da mezz'ora e aveva in custodia mio figlio. Ovviamente stanno facendo un orario ridotto e a casa non è pervenuto alcun orario nè definitivo nè provvisorio.
Nel frattempo ho incontato la seccatissima insegnante di religione che mi ha detto che avrei dovuto comunicare a lei l'intenzione di esonerare Patasgurzo. Io le ho fatto presente che l'avevo cercata inutilmente negli ultimi due colloqui, ma ho , con vera pietà cristiana, omesso di ricordale che all'inizio dell'anno avrebbe dovuto andare in segreteria per farsi dare la lista dei bambini che facevano religione ( prassi che mi è stata comunicata in segreteria stessa).
Patasgurzo è esonerato, io sono esausta.