Oggi è il giorno in cui tutto il cielo profumerà. E' il giorno in cui ricette, leggere come scritte su ali di farfalla, si libereranno e dai fornelli, infilandosi su per le tastiere, si poseranno su nuove tavole.
Ho pensato a lungo una ricetta che significasse qualcosa per me, e per quello che è il blog. Uno spaccato della nostra vita come famiglia. Ma in questa vita meravigliosa, tra le altre fortune, ho avuto quella di appendere il grembiule al chiodo, perchè normalmente cucina Patapà. Io mi diletto in dolci, e solo quando ne ho voglia, o allestisco pranzi d'emergenza quando lui non c'è o le rare volte che non ha voglia di cucinare.
Potevo quindi propinarvi la ricetta dei muffins, una delle poche cose che faccio regolarmente, soprattutto quando ci sono gli amici di Patasgurzo, che spazzolano via tutto con la grazia e l'ingordigia delle cavallette. Oppure potevo darvi la ricetta delle cotolette alla milanese, che da sempre è il mio piatto preferito, una delle poche cose che ancora mi competono in cucina...ma su dai, chi di noi non le sa fare?
Poi mi è venuto in mente un momento, uno dei tanti, che compongono l'inizio di tutto, perchè anche l'inizio non parte mai a un solo punto, ma sono tanti piccoli puntini uniti insieme a dargli la spinta.
Un momento magico, in cui, noi e i nostri amici, lenti ma inesorabili ci si stava spingendo verso l'età adulta, quella definitiva, quella che comporta una casa, un lavoro, matrimoni e pance che lentamente lievitano.
E la mia pancia, la mia prima indimenticabile pancia, cominciò a lievitare in unisono con quella di Anna.
Svedese, italiana per amore, forte, dolce, risoluta con una risata pronta sempre a metterti in riga e a posto con il mondo.
Non sempre, ma talvolta le pance portano anche a un matrimonio, e Nico ed Anna ci fecero il piacere di tracinarci a festeggiare il loro in una primaverile e soprendentemente assolata Stoccolma.
Cerimonia in chiesa, celebrata da un Pastore tedesco (la battuta migliore degli ultimi anni...vedete un po' come sono messa....), aperitivo in canonica, e cena in un circolo nautico dal sapore retro' sul porto della città.
E poi le danze, inevitabilmente accompagnate da fiumi di alcool e il calo fisiologico, anche per quelli non dotati di pancia (e quindi più ubriachi) che verso mezzanotte rischiavano di infiacchire la festa. Ed ecco che dalle cucine arrivarono delle teglie profumate e dorate, che vennero svuotate nel giro di un istante, e le danze ripresero pervase da nuova energia.
Il loro contenuto rimase impresso indelebile nella memoria, per bontà ed efficacia.
Negli anni abbiamo rifatto più volte la Tentazione di Jansson, perfetta per dare vigore a serate stanche ma anche per mattutini brunch.
Le due pance hanno sfornato due meravigliosi bambini, e loro a furia di patate e acciughe sono diventati ormai dei quasi ragazzi che con i loro continui mutamenti, mi lasciano incantata, nostalgica e un poco spaventata.
La tentazione di Jansoon
(versione patasgnaffa)
Ci vogliono mezzo chilo di patate, che sarebbe cosa buona e giusta lasciare in ammollo in acqua fredda, perchè rimangano morbide durante la cottura. Bisognerebbe tagliarle a fiammifero, ma io non sono capace e anche quelle fritte le faccio a tocchetti.
Bisogna tagliare una cipolla e farla andare in padella insieme a un po' di burro.
In una teglia imburrata si comincia con uno strato di patate, uno di cipolle, uno di acciughe, e poi di nuovo uno di patate. Si inonda il tutto con 2 dl di panna liquida, una bella spolverata di pangrattato, sale e fiocchetti di burro e via in forno per un oretta circa.
Perfetta da ubriachi, ma deliziosa anche da sobri!
"Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia.Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web"