Non c'è vacanza senza mare e non c'è mare senza vacanza. Anche se pare, si mormora, che ci sia gente che al mare ci vive, e che non è sempre in vacanza.
Sono cresciuta sentendo dire che ai bambini il mare non solo fa bene, ma che lo devono fare. Il più a lungo possibile. E così ogni estate cerco di portarli al mare. Il più a lungo possibile. Il più consecutivamente possibile.
Ogni anno parto sicura che l'aria saprà di salsedine e di mirto. Ovunque io vada.
Che sentirò la pelle tirare a sera, per il sole e per il sale. Ogni anno sono sicura che sentirò svanire le voci della spiaggia pian piano, abbioccamdomi in un caldo dopopranzo. Che ci saranno aperitivi e tramonti che si spengono nel mare.
Che sarò lievemente tramortita tutto il giorno, molle indolente, e che la sera, fresca e stellata sarà tutta da scoprire.
E invece mi ritrovo, ogni anno di più, stanca e tramortita. Ma davvero.
Con mal di testa che non mi mollano e fiato corto sin dalla mattina. E la colpa non è dei bambini, che non ci fosse Patapà non vedrebbero neanche il mare. Sono io che sono una vecchia carretta. È a me che il mare piace, ma che, devo ammetterlo, non fa per niente bene.
E così ho passato le vacanze al Lido all'ombra di un capanno, molto chic per la verità.
Le vacanze in Liguria più a casa che in spiaggia, e per fortuna che avevo Patagnoma che mi spalleggiava e
preferiva la piscina gonfiabile, gonfiata da
me, tutta. Cioè la preferiva fino a che non ci ha fatto la cacca dentro, tre volte. Ora preferisce la doccia.
Tra due giorni, ostinata e continua, cambierò ancora mare e me ne andrò a Santa Marinella. Roma. Dove è previsto un picco di caldo. Geniale direi.