domenica 19 maggio 2013

LA VIE EN ROSE

Sabato scorso, ommioddio è passata già una settimana, il sole illuminava l'erba verde e rigogliosa. L'aria era fresca e pulita. Il cielo terso e promettente.
Certo, ho dimenticato le chiavi della macchina in casa e ho dovuto scavalcare il cancello.  Ho dovuto cambiare la stazione di partenza a causa del raduno nazionale degli alpini. Ho dovuto non cedere il posto in fila alla biglietteria automatica a una badante e al suo vecchio alpino, ma poi ce l'ho fatta. Ho preso il treno e cucendo pezze rosa, cosa che ho notato attirare molto l'attenzione delle over60, sono arrivata a Faenza. Pronta per dare il mio contributo al Total Pink.
Io e i miei pantaloni rosa ci siamo timidamente incamminati verso il museo della ceramica.
Grande e silenzioso. Ombroso, fresco, custode di memoria e di oggetti fatti da mani abili e operose.
E mani abili e operose, erano in movimento, proprio lì. Protette e illuminate da grandi vetrate, che si affacciavano su un prato, anche lui verde e rigoglioso.



Decine di donne, con un ago in mano e un sorriso sulle labbra. Bei visi, begli occhi, ma sapete cosa mi ha stupito di più? la mancanza di rumore. C'era un brusio sommesso, ma non timido, non compito, non contenuto. C'erano semplicemente degli esseri umani che comunicavano senza urlare. E a questo ormai non siamo più abituati. E questo è forse anche uno dei messaggi del Total Pink. Che si può parlare di cose serie e dolenti, come la distruzione, la carcerazione, la malattia, ma senza urlare, intrecciando insieme i fili della ricostruzione, della libertà, della guarigione, come in una grande coperta, fatta di tante pezze diverse, di tante volontà diverse, di tanti amori diversi.



Ancora una volta, come tutte le volte che il web si incarna in mani e sorrisi, non c'è stato un attimo di esitazione, non un'aspettativa delusa. E una volta di più posso dire di avere nuove amiche.
E' stato bello cercare tra le pezze quelle di chi si conosceva, prendersene cura e legarle tra loro, come a comporre un canto, come proseguire un discorso iniziato mesi fa.




Piano piano, la nostra coperta ha preso forma, e c'erano talmente tante pezze, che oltre a quella che sarebbe servita a ricoprire la nostra colonna, ne è nata un'altra, pronta per abbracciare un albero.
Poi una lunga conferenza, un susseguirsi di donne allegre e forti, con i loro progetti, a rotolar giù dal banco e richiamare applausi.


Infine l'aria aperta, la passeggiata per Faenza, le chiacchiere e il profumo delle acacie in fiore.
L'unico rammarico è aver preso il treno e non aver visto di persona l'esplosione di lana rosa il giorno successivo.




Però quel treno è stato forse destino che io l'abbia preso. Mi ha condotto da un Patapà malato, mi ha permesso di portarlo a casa per affidarlo, addirittura, alle cure di dottori. Adesso sta bene, ma per qualche giorno è stato in ospedale.
Il primo giorno, con un sole splendente e un cielo blu che solo il vento sa regalare. E poi giorni ingrigiti da una pioggia fredda. Giorni in cui sono stata sola con i bambini, cercando un ritmo che fosse solo nostro. Ma giorni in cui sono stata sola anche con Patapà, che un'ora di fila a chiacchierare non capita poi così spesso.
Come dire che non tutti i mali vengono per nuocere, che Pollyanna aveva ragione, che il bicchiere può essere mezzo pieno, che mi sono messa degli occhiali rosa, e anche se ho la faccia stanca e i capelli arruffati, non ho nessuna intenzione di toglierli...



....ehm i bambini dicono che sono ridicola!

Un grazie speciale a Gaia, Chiara e Justine

domenica 12 maggio 2013

FESTA DELLA MAMMA

Per fortuna c'è Twitter, così mi sono ricordata che è la festa della mamma. No perché su tre figli nessuno se ne è ricordato e Patapà dorme ancora, altro che colazione a letto!
Però sono stati carini, dopo che gli ho chiesto cosa si fossero dimenticati sono andati a lavarsi i denti. Appurato che la dimenticanza non era solo in materia di igiene dentale, mi hanno sommerso di baci e sono corsi a prendere i loro regali.
Oddio, sono una madre terribile e normalmente cestino i loro lavoretti, per lo più inguardabili, nel giro di un nanosecondo. Non è colpa loro, sono solitamente fotocopie mal colorate, forse dalle maestre stesse, con frasi stucchevoli da Baci Perugina. Per carità piangere fanno piangere.
Quest'anno però Patagnoma è tornata con un delizioso orto fatto nei gusci di uova. Non propriamente una sorpresa perché ho dovuto comprare uova in confezione da quattro per un mese, ma comunque un bellissimo regalo.
A Patasgnaffa è toccata una borsetta da ritagliare con frase stucchevole all'interno. Ma per fortuna le piace così tanto che gliel'ho dovuta regalare.
La vera sorpresa è stato il regalo di Patasgurzo. Certo mi è andata bene perché a scuola settimana scorsa è andata Nonnami e ha preso in mano le redini della situazione. E l'idea della cornice è mia, modestamente. Ma al disegno c'era allegata una poesia. Scritta da lui. Sono ancora sciolta come un gelato al sole.

Tu mamma con verdi occhi
Dolci e morbidi come gli gnocchi,
Biondi capelli, rosea la bocca
Tenera e soffice quando ti tocca;
Denti bianchi
E molto brillanti;
Tocco affettuoso,
Sguardo favoloso.
Noi, tuoi figli, ti adoriamo
E questa poesia ti dedichiamo





giovedì 9 maggio 2013

1,2,3


Ieri c'era in calendario una giornata mondana. Niente scuola il pomeriggio e gita in città.
Prima tappa un pranzo al volo con nonnaFi, armati di pacco regalo e mazzo di fiori, perché i compleanni son roba seria, e meritano almeno degli auguri lampo.
Poi abbiamo recuperato Phrolivina e Tita e in compagnia, lentamente ma non troppo, abbiamo attraversato la città, schivando sì e no (gioco tormentone del momento), ma anche passanti e autisti con spiccate tendenze suicide.
In fondo alla strada ci attendeva nientepopódimeno che la televisione.


Far capire ai bambini, Parasgurzo compreso, che saremmo andati a vedere gli studi dove nasce un programma televisivo è stato inutile. La televisione è un qualcosa di magico, che vive di vita propria.
L'unica cosa è stato provare per credere (son molto televisiva, anche nello slang!).


I bambini hanno potuto assistere alla registrazione di un programma, in onda su Nick jr, un canale Sky, che si chiama 1,2,3...perché. Qui, una vulcanica creatura, perfettamente bilingue, dotata di una montagna di ricci e di un paio di occhiali rosa che adesso voglio, pretendo ed esigo, canticchia in due lingue (inglese e italiano, così per precisione) risposte alle improbabili e quindi probabilissime domande che un bambino può fare. La puntata di ieri verteva sul perché gli squali abbiano tanti denti, così, per dire.


Dopo un giro in sala regia si sono potuti vedere direttamente in video.



Non so cos'abbiano capito, di sicuro oggi Patasgnaffa voleva vedere Polly e Bubbles (ah, sì, la vulcanica creatura ricciola parla anche con un pesce, capirete che può esser solo simpatica).
Dopo ci siamo concessi un breve interludio in un parco cittadino e quindi ci siamo messi nuovamente in macchina alla ricerca di un ristorante messicano, nuova fissa del mio giovane gourmet.
Patasgurzo, perfettamente allineato con i tempi si sta appassionando alla cucina. Ma essendo un tipo molto pigro, naturalmente portato all'essere servito, tende a stare lontano dalle cucine e saldamente ancorato al tavolo. Da grande sogna non di fare il cuoco, ma il critico gastronomico!
Purtroppo il ristorante messicano scelto si è rivelato non essere più un messicano.
A quel punto era tardi, la luce era sempre più morbida e il milanese perfetto portava alle labbra il suo aperitivo. Così ci siamo rimessi in macchina, tra semafori, nuovi palazzi specchiati e altri più simpatici con alberi sui balconi, ci siamo ributtati in autostrada. Meta un nuovo autogrill che ha aperto sull'autostrada dei laghi. Perché c'è parcheggio, è pulitissimo, sono di una gentilezza sbalorditiva ( doversi stupire della gentilezza è molto triste, lo so ), è ampio e silenzioso, ci sono gli iPad e non c'è un bagno, c'è un toilette luonge.
Tra un mese compio hem anni, si trova a metà strada tra casa e Milano, c'è parcheggio e c'è da bere. Se mi lasciano mettere le mie bandierine direi che ho trovato cosa fare!











giovedì 2 maggio 2013

SULLA STRADA...DEL CIRCO



Da settembre, tutti i giovedì, io e Patasgnaffa passiamo il Ponte Di Ferro e raggiungiamo l'altra parte del lago dove ci aspetta un tendone da circo.
Qui Patasgnaffa, insieme a bambini di ogni età si attorciglia a un nastro rosso, sfida la fune, penzola giù da un trapezio. Rotea piattini cinesi, si inerpica sui trampoli, schiva monocicli impazziti. Cerca si saltare su un trampolino, ma ha le gambe troppo corte e non ci arriva, e passeggia su un'enorme palla rossa.
Ovviamente l'unica cosa che sa fare da sola è parlare senza sosta e arrampicarsi sui santissimi istruttori.
I bambini sono scalzi, spettinati e felici e starli a guardare, anche se di inverno fa un tantino freddo, è sempre un piacere.
Durante il viaggio lei dorme, chiacchiera, fa indovinelli e racconta improbabilissime barzellette senza capo nè coda ma dove non manca mai la cacca.
Ultimamente però tocca a me parlare, lei vuole, pretende ed esige che io le narri, ininterrottamente, due avvenimenti della sua vita.



ANEDDOTO UNO
La mattina ti eri svegliata, e la mamma non c'era. La nonna ti ha detto che era andata in ospedale per far nascere la sorellina. E tu non stavi più nella pelle. Una volta all'asilo hai costretto la maestra a chiamarmi ripetutamente ( e cosa incredibile, lei l'ha fatto ). Quando sono uscita dalla sala parto ho visto tutte ste telefonate dell'asilo e preoccupatissima ho richiamato. Ha risposto una vocetta piccola e acuta, a me piuttosto nota. Tu. Cosa ci facessi a rispondere al telefono in segreteria è un enigma ancora non risolto.
Subito mi hai chiesto se Patagnoma fosse nata. Io ti ho detto di sì, ti ho detto che era piccolissima, bellissima e che stava bene.
Tu con vocetta rotta dall'emozione, fattasi ancora piu piccolina, mi hai chiesto "mamma, questo pomeriggio, posso....posso....posso..." io aspettavo intenerita che mi chiedessi di venire ad abbracciare me e conoscere la tua nuova sorella, ma tu hai preso fiato ed hai esclamato:" posso vedere la televisione?".



ANEDDOTO DUE

Avevi tre anni ed era il giorno prima del trasloco. Sei stata il pomeriggio dalla nonna, e qundo papà è venuto a prenderti lei gli ha detto che forse, forse, avevi preso una sua pastiglia di sonnifero ( Patasgnaffa lo chiama sonnambulo ). Non ne era sicura perchè non sapeva quante ce ne fossero nella scatola.
In macchina avevi ridacchiato, ma sembrava fosse tutto sotto controllo. Una volta a casa però ti sei messa a leccare le righe del pavimento. A quel punto ho dovuto portarti al pronto soccorso. Qui mi hanno dato un beverone nero (carbone vegetale) e mi hanno detto che dovevi berlo tutto, anche se era cattivo. Tu lo hai afferrato, te lo sei scolato, e ne hai chiesto ancora. Quando poi hai scoperto di avere la lingua nera e i baffi eri felicissima e li mostravi a tutti.
Poi ci hanno ricoveratove e ci hanno messo in stanza con un povero bambino che aveva duemila di febbre e vomitava a getto. Tu hai passato tutta la notte a parlare, ridere e rimirarti la lucetta rossa che ti brillava sul dito.
Ogni tanto ti giravi verso il bambino, lo salutavi e lo invitavi a a giocare nel salone.Sooprattutto gli sventolavi le tue barbie davati alla faccia intimandogli di guardarle.
Finalmente è sorto il sole, ti hanno cacciato a calci dall'ospedale e io sono andata a fare il trasloco. Fresca come una rosa.