martedì 29 aprile 2014

VACANZE(breve respiro)VACANZE

Sono sparita, è normale, ci sono state le vacanze. I bambini sono tre, se li ho tutti intorno non mi si vede, forse c'è anche una legge ottica che lo spiega.
Questa volta abbiamo scelto una Pasqua in itinere, la cosa difficile è stata convincere Patasgnaffa che il coniglio pasquale fa consegne anche nei giorni successivi, se avvisato in tempo e oliato con carote novelle.


Ci siamo spinti fino ai confini del mondo, cioè a Trieste. Sapevo che era una bella città, ma me l'immaginavo austera sui toni del grigio.



Invece è bellissima, piena di gente e piena di vita. Ha dei bar che sono dei gioiellini, e non solo quelli storici, ma anche quelli nuovi dove ci sono libri e spazi per bimbi. Ci sono anche negozi vintage, che forse è un bene che io non viva lì. C'è il mare, che non abbiamo goduto un granché perché il tempo non era inclemente ma neanche poi tanto generoso.


Se sapessi cosa andarci a fare ci andrei a vivere, anche solo per un po'.

Siamo andati ad Udine, perché la mia famiglia paterna viene dai dintorni, ed ero curiosa. L'abbiamo vista solo nella prima sera della Pasqua, e l'abbiamo comunque trovata deliziosa e pur essendo tutto chiuso, con un buon numero di gente in giro. Mi ha solo un po' scioccato vedendo Piazza Libertà
constatare di averla sognata, quasi identica un mesetto fa. Memoria genetica?


Sotto una pioggia battente abbiamo provato a tornare verso il mare, ma l'unica cosa che siamo riusciti a fare è stata mangiare dell'ottimo pesce. Che sfortuna.
Senza Patapà siamo andati in campagna dai nonni dove finalmente il coniglio pasquale ci ha trovato, anche se per la prima volta la caccia alle uova la abbiamo dovuta fare al chiuso.


Poi siamo tornati a casa, anche se le vacanze non erano finite, perché i bambini avevano un sacco di impegni mondani, mannaggia a loro.
E così Patasgnaffa e Patagnoma si sono fatte il primo bagno nel lago ghiacciato, perché tendono a farlo quando tutti hanno il piumino indosso. E così abbiamo fatto un pic nic con gli amici godendoci il sole e l'aria ancora fresca. E così abbiamo fatto comunque tante cose che non ho ancora disfatto le valige, come al solito.
Tanto domani avrò un po' di tempo, forse, perché dopodomani le vacanze cominciano ancora. Aiuto.


martedì 15 aprile 2014

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

Me ne sto qui, schiacciata tra un gatto e una Patagnoma, a mettere le etichette sotto i post. Che vi devo dire, le pulizie di primavera non conoscono confini, ieri gli armadi, oggi il blog. Beh devo aver fatto casino (anche ieri per esempio, sono andata in discarica dopo un violento decutterling e mi sono dimenticata un sacco a casa, succede....vero che succede?), e si sono ripubblicati alcuni vecchi post, abbiate pazienza, rileggeteli o ignorateli, non credo se ne risentiranno. Al massimo gli darò un cioccolatino.....

IL CAPELLO BIRICHINO

Interno notte.
Due patagenitori si rotolano irrequieti tra le lenzuola, ma in tutto ciò non c'è niente di piccante. C'è solo una Patagnoma che urla senza sosta dall'altra parte dell'armadio.
La piccola bambina, probabilmente due polmoni con una parrucca, viene messa nel lettone. Adesso ci sono tre creature irrequiete nel lettone, e le urla sono più vicine.
Patamà si rassegna e scende in sala per una maratona notturna di PinguPimpaBarbapapà.
La piccola sembra calmarsi, ma ogni tanto ricomincia a strillare.
Saranno le orecchie, la Pimpa gioca con Tito;  il pannolino, Pingu pattina; il culetto rosso, i Barbapapà cambiano casa, ancora; avrà una gamba rotta anche se non è caduta, la Pimpa fa una linguaccia all'Armando; si sarà spaventata per qualcosa, Barbabarba viene tosato.... Verso le sei del mattino finalmente la piccola crolla e la mamma entra in coma.
La mattina avanza a rilento. Patagnoma non sembra ancora felice e i Patasgnaffi grandi sono rimbesuiti sul divano. Colta da raptus improvviso, probabilmente dovuto alla mancanza di sonno, Patamà decide di tagliare le unghie dei piedi alla piccola....così giusto per irritarla ancora un po'. Non si sa se donna perfida o se dotata di spiccato sesto senso materno. Infatti tolta la tutina, presi in mano i panzerotti caldi, eccola lì finalmente la causa di tante urla. Un capello si era attorcigliato stretto stretto su tre dita del piede destro, conficcandosi profondamente nelle ciccie. Dita bordò tendenti al viola e urla acute. Della Patagnoma, dei fratelli e di Patamò, dignitosamente fuori controllo. Dopo aver inutilmente tentato di rimediare con una forbicina da ricamo, visti i piedi sudati e scalcianti della vittima e le mani tremanti della carnefice, l'unica soluzione trovata è stata quella di recarsi al pronto soccorso. Pienissimo. "signora e lei cos'ha?" "un capello attorcigliato alle dita del piede"....e nel caso mi desse una pala mi scavo una buca profonda.
La lunga attesa, frequenti pediluvi e probabilmente la forbice da ricamo hanno risolto la situazione. La piccola è stata comunque visitata, risultando ferita ma sana.
Ancora oggi a cinque giorni di distanza i segni sulle dita sono ancora profondi, ma la gnometta non sembra accorgesene minimamente; probabilmente avere i piedi così grassi serve a qualcosa.
Io intanto rivolto tutte le sere i pigiamini alla ricerca di lunghi capelli biondi!

LA PUZZOLA

A gennaio è successo un fatto increscioso, così increscioso che ho evitato di parlarne.
Una notte, una fata dispettosa, ha preso Patagnoma e al posto suo nel lettino ha lasciato una puzzola.
Una creaturina carina a dir la verità, in tutto somigliante alla mia bambina, dalla punta del nasino a patatina al nido di capelli arruffati.
La mia bambina però aveva una qualità che la distingueva dalla puzzola. Amava fare il bagno. Si lasciava lavare i capelli. Rarissime volte aveva addirittura fatto la doccia.
La puzzola invece si rifiuta di lavarsi. Anche la faccia.
Continua ad amare l'acqua, passa le ore ad allegare il bagno e il bicchiere a tavola è più apprezzato se completamente rovesciato. Magari sulla testa, non ha importanza.
Ma lavarsi è fuori discussione. Se sente scorrere l'acqua nella vasca inizia a urlare, buttarsi a terra e sbavare, tanto che più che a una puzzola all'inizio avevo pensato a un rarissimo caso di rabbia.
In questi mesi ci siamo arrangiati con io che a tradimento, nel metterle il pigiama, con un repentino gesto la denudo e brandisco sorridente una spugna. Lei a quel punto si dà alla fuga e io la rincorro, cercando di pulire il pulibile.
Per lavarle i capelli aspetto che si rovesci il solito bicchiere in testa, e veloce le faccio uno shampoo.
Poi come se fosse la cosa più normale del mondo la branco sotto l'ascella e la ficco sotto il rubinetto. Completamente vestita.
Inutile dire che son tempi duri....
Oggi ero sommersa da panni e valigie perchè abbiamo avuto la bislacca idea di andare in montagna. Domani. Per una settimana. Sto sopravvivendo a stento ai preparativi non oso pensare come sarò messa tra una settimana.
Tra le cose da spuntare dalla lista c'era il bagno di Patasgnaffa, una che bisogna pregare di entrare in vasca e urlare per farla uscire.
Come sempre allo scorrere dell'acqua Patagnoma ha tentato la fuga.
Come sempre ho trovato un espediente per convicerla a rimanere in bagno per vedere quanto Patasgnaffa si diverte.
Come sempre la sorellona le ha chiesto di raggiungerla in vasca.
Incredibilmente la piccola ha detto sì.
Io veloce e timorosa ho iniziato a toglierle i vestiti, aspettando la comparsa della mia cagnolina idrofoba.
Invece ho immerso una bambolotta nuda e sorridente in una vasca fin troppo piena.
E lei non ha battuto ciglio, ha solo iniziato a lavarmi rovesciandomi addosso bicchierate d'acqua.
Una volta completamente zuppa, visto che insolitamente non amo farmi il bagno vestita ho raggiunto le due bambine nella vasca e loro hanno iniziato a lavarmi i capelli,
Io solitamente odio condividere la vasca, ho avuto freddo, ho i capelli più sporchi di prima, ma in fondo mi sono divertita...e soprattutto sono un poco sollevata


venerdì 11 aprile 2014

NON TI SCORDAR DI ME

L'altro giorno un' amica mi ha chiesto se pensassi mai a te.
E' stata la prima in nove anni. La prima che mi abbia chiesto come sono stati i giorni successivi, se me li ricordassi.
Certo che me li ricordo, certo che penso a te, non tutti i giorni, ma spesso. E da un po' riesco a farlo anche con un sorriso.
Di quei giorni ricordo il grigio, il grigio dentro, il grigio del cielo e il grigio dei marciapiedi.
Gli sguardi sfuggenti e preoccupati di chi sapeva, che via via si sono persi e non sono mai più tornati a chiedermi di te.
Te che dovevi essere Patapulce a questo punto, che il suffisso pata allora ancora aveva graziato la nostra famiglia. Il fratello di Patasgurzo, quello con cui avrebbe giocato a pallone e che non gli avrebbe riempito la casa di rosa e glitter. Quello lo avrei fatto comunque io, che Patasgurzo e Patapà si rassegnino. Te che hai deciso che in questo mondo non volevi venire, sicuramente perché avevi opzioni migliori. Non sei stato l'unico, ma l'unico che ci abbia illuso così tanto, l'unico che mi abbia costretta non solo a perderti, ma anche a partorirti.
Quindi a te penso di più, non me ne vogliano gli altri. Perdere un figlio è un'esperienza sempre devastante, ovvio che se il figlio è venuto al mondo lo è di più. Nessuno potrebbe mai negarlo.
A queste madri viene concesso il lutto e donata una dannazione eterna che non oso neanche immaginare. Alle madri che perdono un figlio, prima della sua nascita, questo non viene concesso. Si dimentica presto chi non si è mai visto. Ma una mamma che perde un figlio, anche se custodito intimamente per poco non può dimenticare. Perché non solo ha perso un figlio, perché lei così lo sente da subito, ma ha perso un figlio perfetto. Un figlio ideale, che non ti fa passare neanche una notte in bianco, che non fa capricci, che è sicuramente bellissimo, di una simpatia esplosiva e di un' intelligenza che tu proprio te la sogni. Sogni. Ecco cosa predi, il figlio dei tuoi sogni, a un pezzo di strada della sua alba. Tu lo perdi e il mondo se lo dimentica.
E forse va bene così, forse è anche quello che ti fa andare avanti, che ti aiuta a far tornare normale la tua vita, a regolare il tuo respiro e ritmare nuovamente a sincrono i battiti del tuo cuore.
Poi ci sono gli altri tuoi figli, perché sei stata dannatamente fortunata ad averne di così simili a quello dei tuoi sogni, ma quello non ve lo sto neanche a dire.
Però è stato bello che qualcuno si ricordasse di te, e proprio in questi giorni, in cui, nove anni fa avresti dovuto infrangere allegramente l'immagine del bimbo ideale, per diventare un normalissimo, bellissimo, rompiscatolissimo Patasgnaffo. Perché, che ti piaccia o no, questo sei, della nostra famiglia farai comunque parte.
In qualche modo sei venuto al mondo in un freddo Aprile, ti porto sempre qui, all'interno del mio polso. Un nontiscordardime, scelto per il suo colore, che sarebbe stato quello di tuoi occhi, scelto per il suo nome. Solo l'anno successivo avrei realizzato che è proprio in Aprile che questi piccoli fiori invadono pervicacemente il mondo, colorando prati, ma spuntando anche dove non ti aspetteresti. E così tutti gli anni tu vieni al mondo. E non mi sembra decisamente poco.
Grazie Jill.



martedì 8 aprile 2014

UNA DOMENICA DIVINA

No, non è stata quella appena passata, viaggio in ritardo cronico, quindi la bellissima domenica di ieri ve la racconterò un'altra volta (eh sì, è inspiegabile come le bellissime domeniche si moltiplichino con il sole no?).
Domenica scorsa abbiamo riempito il cestino del picnic, i cestini per la verità, siamo una famiglia numerosa e affamata, siamo andati in riva al lago, abbiamo disteso le coperte e dato il via al primo petit dejeuner sur l'herbe  (dico così non per tirarmela sia chiaro, ma per non ripetere la parola picnic) della stagione.


Non eravamo soli, c'era anche Jacco un nostro amico che di lavoro fa il designer. Lui aveva meno cestini da merenda all'aperto (non so più che pesci pigliare) in compenso aveva un sacco di sedie.
I designer sono gente strana è risaputo. Malati anche di manie di protagonismo, noi ci eravamo portati dietro la crema solare lui invece un fotografo professionista. Bah, comunque gli vogliamo bene lo stesso.



Io mi sono subito seduta per terra perché così si fa nei ------ , i bambini invece, che si sa sono nati stanchi, si sono seduti sulle coloratissime sedie di Jacco. E hanno fatto bene perché in verità erano lì per loro, erano bambine anche loro, accompagnate dalla loro mamma.

il bellissimo cappello di Patagnoma viene da qui: http://www.redpepperhats.com/

La loro mamma si chiama Divina è nata qualche anno fa ed è già una celebrità. Esiste anche un papà divanetto, ma forse è rimasto a casa per guardare la partita in santa pace. Adesso sono nati un sacco di bambini colorati, roba che i Barbapapà sono dilettanti.
Tenerle a battesimo è stato bello, è stato bello ricominciare a mangiare sull'erba ed è stato ancor più bello che nessun bambino si sia buttato nel lago che è ancora piuttosto freddino.


Ci siamo così affezionati a loro che un paio le abbiamo anche portate a casa.


Ho fatto delle foto schifose un po' perché non ne avevo voglia e un po' perché mi vergognavo a portare la macchina fotografica visto che c'era uno che la sapeva usare davvero. Voi accontentatevi di queste ma mi raccomando se siete in giro per il salone cercate una foto delle BebèDivina con i Patasgnaffi, che sarà grande grande e, se avete voglia fatemela vedere su instagram o su twitter  taggandola con #patadivina #bebèdivina. Su facebook taggate me che con gli hastag lì non ho preso ancora confidenza.
Se siete tipi avventurosi non leggete gli indirizzi che infilerò a fine post (cioè adesso) e cercatevela da soli.
Buon fuori salone a tutti, a chi ci andrà e a chi lo seguirà virtualmente (sorte che più o meno toccherà anche me).











Sedia Hub@bug 18    via privata Gaspare Bugatti 18
Gooddesing up! Cascina Cuccagna
Supermodels via Giovanni Ventura 5, Lambrate

lunedì 7 aprile 2014

OGNI SCUSA È BUONA. CONSEGUENZE DI UN COMPLEANNO

Insomma, anche se nel tuo intimo pensi che sia anche troppo presto, che le candeline potrebbe spegnerle in famiglia e bona lì, la festa per i suoi tre anni gliela organizzi pure.
Ti ritrovi, come pare essere ultimamente un must delle patafeste, la sera prima, ormai quasi notte, a combattere con i cakepops. Questa volta l'impasto (di panettone avanzato da Natale) sembra tenere, ma portandoli fuori ad asciugare è il tavolo a fregarti, e boom, eccoli lì tutti spantegati.
Fragole e marshmallow vengono in tuo soccorso, e il risultato è tale che probabilmente i cakepops non proverai mai più a farli.


Nonostante gli inghippi, grazie anche a Nonnami che contro ogni suo principio si abbassa a decorare torta e muffin con PeppaPig, un buffet riesci anche ad allestirlo.


Ed è il giorno della festa. Una decina di bambini, di mamme e di nonne invadono la Patacasa.


Come sempre ti stupisci di come i bambini tutti insieme facciano meno casino che da soli, e le chiacchiere alleggeriscono la fatica..Patagnoma spegne le sue candeline tra applausi e scarta i suoi regali.


Lei è felice e tu sei felice. Sei felice perché lei è felice ma anche perché con la scusa della festa con tanti bimbi piccoli hai spostato indietro il divano. A questo punto hai spostato la poltrona gialla che ha fatto il gioco dei quattro cantoni e si è scambiata di posto con il tavolino rosa.


Ed eccolo lì, all'improvviso uno spazio vuoto. Nella patacasa è ovvio che vuoto sia un concetto piuttosto discutibile, ma tant'è. Schizzi in balcone e recuperi il salottino in vimini che stava lì a subire le intemperie in attesa di trovare un'improbabile sistemazione.
Non è una bellezza rara, non è un oggetto di desing, ma ce l'aveva in camera Nonnami quando era piccola. È sempre stato anche nella camera di Patamà bambina. Anche in quella di Patamà ragazza. È stato una poltroncina, un divanetto, un divano letto, una capanna e probabilmente qualcos'altro che non ricordo.


Finalmente è tornato in casa, e credo che per un po' resterà lì, nella sala con i mobili spostati.
D'altronde non è colpa tua, è che hai dovuto organizzare una festa!



venerdì 4 aprile 2014

TRE PATAGNOMOSI ANNI



Vorrei scrivere un post commovente e pieno di amore perché tu sei amore e commozione per la tenerezza che sai dare. Tralascerei che hai anche una capatosta, ci comandi a bacchetta, e meni pure le mani.
Mi soffermerei sui battiti del mio cuore che accelerano quando mi ti stringi in braccio mentre andiamo al nido e appoggi la testa sulla mia spalla come un piccolo uccellino, quando mi dici grazie mamma anche per le piccole cose, aprendoti in sorrisi che potrebbero allontanare una tempesta. Racconterei della tua grassa risata, che non si capisce come possa uscire da una persona così piccola, di come corri incontro a chi vuoi bene con slancio ed entusiasmo inestinguibile.
Parlerei delle volte che mi accarezzi i capelli, anche se poi me li strappi, e di quelle in cui mi dai dei piccoli morsi, che per te sono d'amore, ma fanno un male cane.
Scherzerei sul tuo buffo modo di parlare, che è un fiume in piena, ma perlopiù incomprensibile.
Mi vanterei di come già disegni bene, di come ami dipingere e di come tu sia stata brava nell' esserti tolta da sola il pannolino perché io non mi decidevo a farlo.
Spiegherei che non lo facevo perché per me sei sempre la bebè di casa e in ogni istante che ti guardo mi stupisco di vederti invece così grande. 
Invece hai tre anni, tre anni di esplosiva allegria, che sono volati anche nei tratti in salita.
Ma ti ho organizzato la tua prima vera festa di compleanno, a cui hanno partecipato una sacco di meravigliosi bambini incredibilmente bravi, ma un sacco.
E ora sono completamente cotta, quindi mi limito a dirti "buon compleanno amore mio"