Nel gruppo degli amici siamo stati i primi ad aver avuto bambini. Cioè non è vero, i secondi. Ma i primi ci hanno preceduto di una settimana scarsa, quindi non è che abbia avuto il tempo di imparare molto sulla maternità. Le cose fondamentali sì però, la mia amica infatti trovò la forza di trascinare il suo puerperio fuori casa per portarmi una scorta di cibo e bevande. Mi ha salvato la vita, tutt'ora consiglio alle future neo mamme di riempire la valigia dell'ospedale non di mutande di carta (bleah) ma di leccornie e bibite.
Di bambini avevo l'esperienza che ti dà una cuginetta piccola e anni di babysitteraggio. Sapevo che i bambini potevano essere faticosi, ma di solito dopo tre ore al massimo, io me ne andavo.
Ero ormai al sesto mese e iniziavo a chiedermi vagamente inquieta come sarebbe stato davvero. Non mi interrogavo troppo sul parto, perché convincersi che il proprio sarà perfetto è comunque fondamentale.
La primavera stava sbocciando con la sua aria tiepida e la mia pancia. C'erano giorni in cui iniziavo a desiderare di poterla appoggiare da qualche parte, anche solo per un po', e di strada ne avevo ancora un da fare. E poi c'era Mary che portava in giro per il quartiere il suo pancione di nove mesi come se fosse stato pieno di piume e aveva un sorriso che vedevi ancor prima di lei.
Arrivò il giorno in cui nacque Margherita. Una domenica, la strada vuota e le prime gemme sugli alberi andammo a trovarla.
La casa era grande e silenziosa. Entravi e non so come ti sentivi improvvisamente calma. La culla era in una cucina inondata di sole e la piccola dormiva come se ci fossero le stelle a farle compagnia.
Mary e Francesca erano raggianti e tranquille, tra le altre cose mi fecero vedere i vestitini di Margherita, alcuni erano stati di Mary, glieli invidio ancora adesso.
La camera era perfetta.
La loro è stata la prima famiglia che ho visitato, prima che la mia cominciasse a prendere forma. In quel pomeriggio di sole, stando con loro, per la prima volta mi sono davvero resa conto a cosa stavo andando incontro, e conservo ancora il ricordo di un'emozione fortissima.
Certo, non mi aveva preparato alle notti insonni, alla frustrazione e alla stanchezza infinita, ma è rimasta una stanza mentale in cui rifugiarmi in momenti difficili per ritrovare la tranquillità.
La nostra famiglia e la loro è cresciuta con ritmi quasi uguali, la loro è più numerosa perché Mary ci ha infilato una doppietta.
Sicuramente anche loro hanno i momenti di delirio che caratterizzano la vita di ogni famiglia, più o meno numerosa che sia, ma per me resteranno sempre "la famiglia cuore". Con due Barbie come mamme, ma in fondo non ho mai avuto un Ken (forse un BigJim, ma parliamone, era veramente troppo cubico).
La loro storia la potete trovare raccontata qui, mentre qui trovate quella di due papà. Quest'ultimo è un libro di cui vado molto fiera, perché attraverso un progetto di crowdfunding ho contribuito a farlo nascere. Son soddisfazioni.
E' una storia bellissima… io lo dico sempre, l'unica cosa che conta è l'amore e l'amore è come la gravità, è un forza che attrae inesorabile due corpi… non è magnetismo, dove i poli devono essere opposti per funzionare; l'amore funziona a ogni latitudine, con ogni colore, con ogni temperatura… anche nello spazio più profondo.
RispondiEliminaGrazie :)
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